

Il cibo made in Italy in Cina
In Cina, il Nomisma Wine Monitor ha condotto una ricerca a riguardo, chiedendo a 1.000 cittadini dal reddito medio-alto di associare alcuni cibi con il paese di origine. I risultati? Metà dei consumatori non hanno saputo associare il cibo/vino al paese di provenienza. Entrando nello specifico, in Cina solo una persona su quattro menziona l’Italia quando si parla di cibo.
Nella classifica delle bontà più conosciute del nostro paese, la pasta è in prima posizione con il 31% delle nomine. A seguire troviamo i brand Ferrero (10%) e Illy (4%). Fuori dal podio la nostra amata pizza (4%) e l’olio d’oliva (3%), risultati tuttavia comprensibili essendo prodotti tipicamente mediterranei. La sorpresa invece si rivela il Tiramisù, che supera gli spaghetti, Barilla, il formaggio e i maccheroni.

Il vino made in Italy
Solo 2 persone su 10 associano la categoria “vino” all’Italia. Delle restanti, ben 7 associano il vino alla Francia: una differenza abissale con il nostro paese. Il podio dei vini italiani se lo aggiudica il Barolo (13%) che mette dietro l’Amarone (7%) e il Chianti (6%). Nei primi tre mesi del 2018 le esportazioni di vino in Cina hanno segnato un +41,4%, ma la conoscenza dei prodotti italiani è ancora limitata.

Migliorare il posizionamento
Questo è un grosso limite per i produttori, che non vengono riconosciuti dal mercato cinese e faticano a posizionare i prodotti, a tutto vantaggio dei competitor. In termini concreti si genera un mancato introito che nel lungo periodo è deleterio per l’impresa. Diventa importante creare una cultura del cibo e del vino italiano, specialmente in un mercato importante e ricettivo come quello cinese.
Posizionare i prodotti del made in Italy è difficile, servono figure specializzate che sappiano raccontare il prodotto e le sue peculiarità. Ecco perché enti come l’ITS Agroalimentare stanno già formando i tecnici del futuro, con una preparazione approfondita su tutte le filiere per valorizzare al meglio il made in Italy.